Terza tappa: Albergue Poulo di Ordes
La notte dormendo nel campo è passata veloce, non perché si stava comodi o abbiamo riposato divinamente, purtroppo l’umidità alle 3 di notte era tanta e non vedevamo l’ora di cambiare quella situazione e spostarci. Grazie alla torcia del telefono che ci illuminava abbiamo raccolto le varie cose e siamo ripartiti in notturna verso un posto che ci poteva accogliere e soprattutto arrivarci prima di tutti.
Il bello di tutto è che, a parte un’avventura da raccontare, i sentieri sono segnati e riconoscibili anche quando entri nel bosco. Il sole si leva tardi vista la posizione della Spagna tra i meridiani per cui abbiamo camminato molti kilometri solo con la luce della torcia e quando il sole è uscito fuori il cielo era coperto, perfetto comunque per non bruciarsi.
Nel villaggio di Carral, come un’oasi nel deserto, abbiamo visto un bar. Non avevamo né cenato né avuto modo di fare colazione quindi quella sosta, sia per le ore di cammino che di fame, valeva come un pranzo per noi. La proprietaria, la signora Avelina, ci ha visti evidentemente provati, ci ha fatto accomodare e offerto dei sgabellini per allungare le gambe ma mi sembrava inappropriato sciallarsi troppo davanti agli altri clienti quindi nonostante le nostre pene siamo rimasti composti.
Evidentemente la signora Avelina, personaggio assai curioso ma vera hospitalera, ci ha incoraggiato molto a continuare per altri 13 km anche se a 3 km avremmo trovato un alloggio. Ci ha servito tostadas con marmellata e burro, succhi vari e cappuccino. Il pane locale ha una forma di ciambella, una grande pagnotta con il buco, ci ha detto di aspettare perché ancora doveva arrivare quello fresco e a dire il vero avrei aspettato pure un’ora piuttosto che cercare altrove. Nonostante il suo avviso il pane è stato consegnato anche presto e ce ne ha portata una mezza pagnotta solo per noi.
Per non farla dispiacere, siccome era molto capace e informata su quello che avremmo trovato in seguito, abbiamo seguito il suo consiglio, abbiamo percorso altri 13 km e finalmente dopo un breve momento di imbarazzo tra un altro pellegrino, un pastore e la polizia mentre eravamo alla ricerca dell’albergue Poulo, siamo riusciti a raggiungerlo. Mancavano quasi 2 ore alla sua apertura, in quel tempo ho avuto modo di stendere e asciugare tutto ciò di umido che avevamo nello zaino. Sinceramente, pur non vedendo nessuno ad accoglierci ancora, sapevamo di certo che avevamo un posto letto assicurato!
Di tutta questa storia, mentre noi così avventurieri e orgogliosi del nostro traguardo, a pochi minuti dall’apertura, sono arrivati un gruppo di 6 ragazzi in taxi!!! Ora è evidentemente chiaro che non dovrebbe funzionare così!!! Questi ragazzi che si permettono di prendere il taxi per fare le tappe potrebbero permettersi altri alloggi e lasciare questo tipo di strutture a chi lo sta facendo veramente con impegno! Il cammino non è una vacanza, è un’esperienza! Ho notato che a 100 km la gente lo percepisce come una gita di gruppo. Nel Cammino francese questo non sarebbe accaduto alla stessa maniera. Lo diventa proprio nei 100 km prima di giungere a Santiago. Chi volesse vivere bene quest’esperienza vale soprattutto quella dei 100 km prima.